mercoledì 1 dicembre 2010

Nel mio mondo ideal


Nel moto perpetuo che mi spinge a rimbalzare da un sito all’altro, ho trovato un interessante blog sul Corriere Fiorentino firmato da Edoardo Semmola dedicato alla musica bresciana.
(http://sera.corrierefiorentino.corriere.it/2010/11/a_brescia_si_puo.html)
Non ho potuto fare a meno di leggerlo e vi invito a fare la stessa cosa, quindi, eccolo qua:

A Brescia si può
Brescia ha ucciso tutte le cover band. Non ce ne sono più. E, se ci sono, non si esibiscono nei locali bresciani.
Brescia premia e aiuta i suoi artisti che producono musica originale, attraverso un sistema di mutua collaborazione tra gli otto locali della città che offrono musica dal vivo. Si aiutano, si scambiano gli artisti. Lavorano in team, non uno contro l’altro. E soprattutto hanno un progetto culturale, un progetto comune. Un progetto sulla e per la scena musicale.

Questo mondo dei desideri non è l’ennesimo parto della mia immaginazione utopistica. È una verità. Lo ha raccontato domenica sera al Mei il cantautore (bresciano, appunto)
Ettore Giuradei dal palco del Palazzo delle Esposizioni di Faenza dove veniva intervistato in occasione della presentazione del doppio cd La leva cantautorale degli anni zero, raccolta che annovera 36 artisti della canzone d’autore della nuova generazione, tra cui lo stesso Giuradei, bizzarro, schizzato, talentuosissimo e originale artista che ha appena pubblicato il terzo disco La Repubblica del Sole.

Vi dirò, ci sono rimasto male. Sì, perché credevo fosse un’utopia. Lo pensavo impossibile: locali che collaborano?! Che puntano sulla musica originale e sostengono la scena musicale della loro città?! Ma nemmeno in Danimarca potrebbe succedere una cosa del genere!

Certo, ci sono rimasto male, eccome. Pensarla come una cosa impossibile era una consolazione. Sapere di chiedere la luna, di sfidare quella che i nostri locali e i nostri imprenditori del settore giudicano una normale logica di mercato, mi faceva mettere l’anima in pace. E invece mi sbagliavo. Si può. A Brescia, almeno, si può: si può pensare che delle attività commerciali investano in cultura, in idee nuove e originali, su artisti che non appartengono al circuito commerciale. A Brescia si può. Lo hanno fatto e – continua Giuradei – hanno anche incrementato il loro giro di affari di parecchio. Che eresia. Che barzelletta. Eppure, a Brescia, si può. 

E a me che vivo a Firenze, che vivo i locali, che mi nutro di musica. A me che capita di annodarmi lo stomaco per colpa delle scelte pavide della nostra imprenditoria musicale, sapere che a Brescia si può (e da noi no), fa molto male.

Infatti no, a Firenze non si può. Perché i locali fiorentini non sanno neanche dove viva di casa, la collaborazione. Figuriamoci metterla in pratica. E quando gli accenni a qualche artista di valore ma che non gli garantisce la stessa affluenza di pubblico di qualche cover band dei Negramaro o di Elisa, ti guardano con sospetto, o comunque con poco rispetto. E con l’atteggiamento di chi, al massimo, ti sta facendo un favore.

Certo che, ora che sanno che alla fine potrebbero anche guadagnarci... come i bresciani. Mah...

Verrebbe quasi di prendere un treno per Brescia, entrare in un locale qualsiasi, andare dal proprietario e chiedergli… ma, allora…?. “

WOW!

Entusiasmante, davvero entusiasmante.

Brescia is the place to be!

Innanzitutto, vorrei esprimere la mia piena solidarietà ad Edoardo e a tutti i fiorentini amanti della musica che non appartiene al circuito commerciale.
Posso solo immaginare come ci si possa sentire ad assistere impotenti allo sgretolamento della scena musicale locale, sempre più deturpata da una miriade di tributi a Negramaro, Elisa e a qualsiasi meteora canora che faccia capolino nelle charts mainstream.

Però, un po' vi sta anche bene!
Per almeno due buoni motivi:
1.      Firenze non è stata mai la base operativa degli Scisma;
2.      se non Firenze, Lucca ha ancora il suo bel summer festival organizzato da D'Alessandro e Galli mentre a Brescia hanno smesso di farlo.

Leggendo il pensiero di Ettore Giuradei sintetizzato da Semmola sul blog del Corriere, sembra che
Brescia sia una sorta di Paese delle Meraviglie, un'Isola-che-non-c'è, un Paese della Cuccagna.


“È una verità.”

Sarà.

Ma io quando giro in Brescia, tutta questa abbondanza, questa mutua assistenza, questa fratellanza proprio non la trovo.

Leggendo questo articolo mi è tornata alla memoria la scena di “Alice nel paese delle meraviglie” in cui le “carte” dipingono di rosso delle rose bianche, nella speranza che la Regina di Cuori non si accorga dell'inganno.

Mi sembra che stia succedendo la stessa cosa.

Non è vero che Brescia ha ucciso le cover band.

Non è vero che le cover band non si esibiscono nei locali bresciani.

Basta infatti spostarsi a 6 Km da Brescia, al Gasoline di Castegnato, per esempio, per trovare ogni weekend tributi a Vasco, AC/DC, Queen, Bon Jovi e chi più ne ha più ne metta.
E questo è solo un locale, ce ne sono tantissimi così.

Anche questa “è una verita”.

È vero che gli otto locali bresciani citati nel blog collaborano tra loro.

Altroche se è vero!

Però, mi sorge il dubbio che questo dialogo sia fortemente influenzato dal fatto che sono gestiti da poche persone, i soliti ignoti.
Capita che una persona gestisca due o più locali, quindi è altamente improbabile che ci sia controprogrammazione o concorrenza.
Mi piacerebbe tanto vedere un po’ di sana competizione, un locale che tenta di accaparrarsi l’artista migliore, un gioco al rialzo, insomma.

Non è un metodo inventato a Brescia, sia chiaro, è una gestione basata sulla “mutua collaborazione” che esiste da decenni, la si incontra talvolta in certe gestioni della politica tra alleati così come in alcuni sistemi diciamo “para-statali” per non dire mafiosi, che è un termine poco elegante e garbato.

Locali gestiti da pochi ai quali hanno accesso pochissimi gruppi bresciani, che guarda caso, sono strettamente a contatto con i gestori, quando non gestiscono loro stessi.

Ti assicuro che è un gran bello spettacolo vedere sempre gli stessi musicisti suonare in posti che gestiti da musicisti per musicisti che non fanno altro che annusarsi il culo a vicenda.

Checchè se ne possa dire, “è una verita”.

Inoltre, almeno 5 degli 8 locali contemplati nel blog investiranno sì in cultura, ma non sono attività commerciali.

Sono circoli A.R.C.I. o U.I.S.P.

Sembra che esistano delle leggi ben precise che li distinguano dalle normali attività commerciali per le quali un imprenditore sborsa pure fior fior di quattrini per pagare le imposte.

Insomma, anche nella Brescia dell'opulenza musicale non è tutto oro quello che luccica.

Non tutte le rose sono rosse...

Spero che le mie parole, caro Edoardo Semmola, ti siano un po' di conforto.
Ma nel caso tu volessi ugualmente prendere quel famoso treno per Brescia per poter porre le tue domande ai gestori dei locali, ti consiglio vivamente di munirti di tessere A.R.C.I. e/o U.I.S.P.
Potrebbero servirti perchè, purtroppo, Alice non abita più qui.

E anche questa, “è una verita”.


 
Nel mio mondo ideal
 Le bestiole
anche lor vivrebbero in casette
ben vestite in guanti e con scarpette
nel mio mondo ideal,
ogni fiore
se io fossi un po' di malumore
per distrarmi passerebbe l'ore
chiacchierando nel mio mondo ideal.
Gli uccellini
sempre allegri, affabili e carini
canterebber l'arie di Puccini
in quel mio mondo ideal,
se un ruscello odi mormorar
potrai capir di cosa vuol parlar
che bellezza se sapessi che
quel mondo delle meraviglie c'è


Disclaimer1: nessun Ettore Giuradei è stato maltrattato durante la produzione di questo blog. Stimo molto questo artista bresciano ma non condivido i concetti a lui attribuiti nell’articolo apparso sul Corriere Fiorentino.

Disclaimer2: malgrado tutto, è innegabile il fermento  musicale bresciano. "è una verità".

Disclaimer3: voi mi direte, ma perché ti accanisci sempre su Brescia e Bergamo non la consideri mai? Avete ragione, devo dire che incontro tantissime difficoltà a reperire argomenti utili sulla provincia bergamasca che appare veramente desolata, però sto preparando un articoletto simpatico simpatico coinvolgendo anche alcune band locali. Stay tuned!



martedì 16 novembre 2010

candid camera

Devo chiedere veramente scusa a tutti coloro che seguono questo blog, ma sono costretto nuovamente ad uscire fuori tema...

Oggi esce il nuovo album dei Negramaro.

Premetto che non sono un estimatore di Sangiorgi & Co, però non ho potuto fare a meno di ascoltare il nuovo singolo in radio.

Non ho cambiato opinione sul gruppo.

Ma quando ho sentito che la canzone si chiama "SING-HIOZZO" sono caduto dalla sedia dal ridere!

OK, dai, ci sono cascato... adesso però, ditemi dove è la telecamera nascosta! 

venerdì 5 novembre 2010

Caput Mundi


Dopo qualche mio intervento su vari forum e blog ho ricevuto diversi messaggi in difesa della musica a Brescia.
Giustissimo.
Condivisibile, anche io sto cercando di difenderla dai circoli viziosi in cui è stata cacciata.

Comunque sia, una delle critiche principali che vengono mosse ai miei interventi è quella di non volere riconoscere l’effervescenza della scena bresciana e la grande varietà (e qualità) delle proposte che la città offre quotidianamente.

La seconda critica è quella di non ricordare ad ogni post che Brescia è anche stata la base operativa degli Scisma.
(Spero che scrivendolo qua, tutte le mie colpe possano essere espiate)

In effetti, mentre Bergamo continua a dormire, Brescia continua a macinare eventi su eventi.

Qualche giorno fa ho trovato su un sito dedicato alla musica indipendente (www.italianembassy.it) un’interessante intervista a Paolo Bruno (deus ex machina di Kandisky Records, al quale va una menzione d’onore per continuare coraggiosamente a cercare di promuovere, produrre e vendere musica in un momento storico in cui il mercato è al minimo storico) nella quale veniva analizzato a grandi linee anche questo aspetto della scena odierna.

Riporto un breve passo da questo intervento:
D- Brescia e la sua provincia paiono eruttare in continuazione gruppi meritevoli: è un’isola felice per caso o si è lavorato come non si è fatto altrove (radio, blog, label, locali, serate, promoter, hinterland)? Si può parlare di “scena”, e può diventare un modello?
PB -
Brescia è una provincia molto estesa ed anche abbastanza ricca. Questo ha indubbiamente favorito fermenti ed interessi culturali assai diversificati permettendo a molti di imboccare la via della musica. Quello che manca ed è mancato è un modello amministrativo e strutturale che permettesse a questi artisti di restare a lavorare sul proprio territorio. Già a partire dagli anni ’60 vari locali della provincia ospitarono concerti di artisti famosi come King Crimson o Pink Floyd e da Brescia mossero i primi passi cantanti come Fausto Leali o turnisti come Franco Testa (i turnisti non sono nomi noti ma Testa  ha suonato con Mina e nolti altri), o musicisti come Mauro Pagani  (la famosa Forneria che dà il nome alla PFM è a Chiari, il suo paese di origine). …

Paolo Bruno è stato molto contenuto nel fornire esempi.
Innanzitutto, sono stupito che non abbia citato gli Scisma, poi beh, avrebbe anche potuto dire che, per esempio, negli ultimi anni Brescia ha ospitato anche i concerti di mostri sacri come Neil Young, Bob Dylan, Black Crowes, Alanis Morissette, Mark Knopfler, Jamiroquai e tanti tantissimi altri.

A questo punto, come non ricordare che il più importante autore di madrigali italiano del ‘500 è stato Luca Marenzio, nativo di Coccaglio, Brescia!?

Brescia caput mundi quindi.
Altro che "la musica batte sempre sul 2"!

Ma allora, con tutte le opportunità che ci sono, perché ancora una volta il live dei The Record’s?
(stasera alla Latteria Molloy ndr)




Una risposta io l’ho già trovata (carta carbone).

mercoledì 27 ottobre 2010

Mosè



A Brescia c'è un signore, un Agitatore Musicale (un cosa!?!?  ndr) DJ, art director, speaker radiofonico e giornalista musicale, direttore artistico (che poi è ancora art director...ndr) di Radio Brescia Popolare e Radio Onda d'Urto.
Art director (ancora!? ndr) e DJ Indie Dance (che è diverso da DJ, ndr) in vari club bresciani, HEXO' (chiuso ndr), DONNE MOTORI (chiuso ndr), FREEMUZIK (chiuso ndr), LIO BAR, VINILE45.

Modesto.
Non si è definito talent scout nonostante l'abile scoperta di autentici talenti quali Don Turbolento e Le Case del Futuro tra gli altri.

Definizioni a parte, questo novello Mosè ha dichiarato che la nostra amata città è la terra promessa del rock nazionale.

Io lo ringrazio, gli faccio i miei migliori auguri per la traversata del Mar Rosso (o dei laghi di Garda e Iseo) e dedico a lui e a tutto il popolo bresciano questa canzone indie:



venerdì 22 ottobre 2010

Carta carbone (ovvero i rock club più importanti di sempre)


L’evento in questione era un concerto in un locale di Brescia a cui  avrebbe fatto seguito un DJ set di un notissimo "agitatore musicale" (un cosa!?) dell'ambiente bresciano.

Più o meno l'annuncio recitava:
"Speaker radiofonico, DJ e direttore artistico ha suonato nei i più importanti rock club bresciani di sempre, bla bla bla"

Cosa?!?!

Ho letto davvero questo?

I più importanti rock club bresciani di sempre!?

Ah sì?

Esistono?

No, lo dico con sorpresa mista a smarrimento, perché nella mia povera condizione di appassionato di musica, ho sempre ritenuto che l’importanza di un club stesse nella sua storicità, nell’avere concesso il proprio palco ad artisti di conclamata e fondamentale importanza globale prima di altri, nell’aver contribuito a creare movimenti.

Potrei dire che questi, in ordine sparso, sono sicuramente tra i  ROCK CLUB PIU’ IMPORTANTI DI SEMPRE:


Cavern Club, dal 1957 a Liverpool, UK, qui nacquero i Beatles


Troubadour, dal 1957 a West Hollywood, CA, USA, qui si formò gran parte della scena west coast losangelina e  anche i Guns’n’Roses
Marquee Club, dal 1958 a London, UK, ospitò il primo concerto dei Rolling Stones
Whisky a Go-Go, dal 1964 a West Hollywood, CA, USA, qui si esibirono i Doors e centinaia di artisti leggendari.
CBGB, dal 1973 al 2008 a New York, USA, il locale punk per eccellenza.

The Bitter End, dal 1961 a New York, USA, che ospitò i primi concerti di Bob Dylan.


Ovviamente, non è possibile paragonare Brescia a queste grandi capitali mondiali, ci mancherebbe altro.

Però leggere che a Brescia ci sono dei rock club importanti mi ha fatto veramente ribaltare dal ridere.
Con tutta la buona volontà, faccio fatica a pensare che da Tipo Zero Zero, Le Tits, Lio Bar, Vinile 45, Aerosol, Hexò, Buddha Cafè, Donne Motori , Freemuzik, La Nave di Harlock abbiano lanciato artisti “importanti” per l’economia musicale extra provincia o creato movimenti di particolari rilievo.

Vi prego, davvero, vi prego, non tirate in ballo nuovamente gli Scisma.
Per carità.

Ricordo quasi con nostalgia le serate all’Hexò dove passarono quelli che all’epoca erano i nomi di punta della musica alternativa italiana, ricordo con piacere il Buddha Café per gli stessi motivi.
Ma questo non basta per rendere un locale importante, è un normalissimo contratto commerciale “suonare vs. pagare”.

Oggi poi, da osservatore esterno, ho la percezione, confermata anche da alcuni musicisti che conosco personalmente, che la programmazione di questi locali sia sempre più svolta in base ai legami di amicizia tra chi gestisce e chi suona (quando le due definizioni non combaciano addirittura) piuttosto che per meriti artistici.

Ho anche la percezione che la musica bresciana sia in mano a pochissime persone con un deserto di idee in testa.

carta carbone

E’ altresì vero che l’offerta musicale che si trova in Brescia in questi tempi è nettamente superiore a quella di province ben più popolate.

Non ci facciamo mancare nulla!

Però, con tutta l’offerta e la disponibilità possibile, chiedo a voi che ne sapete senz’altro più di me, che senso ha, per esempio

Giorgio Canali & Rossofuoco

24/09/10           Tipo Zero Zero, BS
23/10/10           Vinile 45, BS

Carta carbone

Alla faccia del Less is More






giovedì 21 ottobre 2010

Fivelandia xXx

Chiedo scusa, so che è fuori tema, ma non sono riuscito a resistere...
Ho appena letto su Rockol.it :


Esce 'Romanzo Criminale Il Cd' con Afterhours, Marta Sui Tubi e tanti alti
 Si intitola "Romanzo criminale Il Cd" la compilation che raccoglie brani scritti da band e artisti del panorama musicale italiano per la serie tv ispirata all'omonimo libro di Giancarlo De Cataldo dal quale nel 2005 è stato tratto il successo cinematografico per la regia di Michele Placido.
Il disco, pubblicato il 19 ottobre, contiene canzoni scritte appositamente per l'occasione da artisti come Afterhours, Calibro 35, Marta Sui Tubi, The Niro, Velvet, Bud Spencer Blues Explosion, Il Genio, Roberto Angelini, Rezophinic, Francesco Sarcina de Le Vibrazioni e Marco Cocci dei Malfunk.

Che bellezza, una Fivelandia per trentenni alternativi... allora sì! 

 

sabato 16 ottobre 2010

Oktoberfest



Così come dicembre ha i colori del natale e febbraio ha il profumo delle frittelle di carnevale, possiamo affermare con una certa sicurezza che ottobre ha il gusto amarognolo della birra.

Celebrata in Germania con la celeberrima festa dell’Oktoberfest e osannata anche nelle nostre valli, in questi giorni quasi tutti i pub propongono delle riedizioni locali della Woodstock del malto.


Proprio di fronte ad una gustosa pinta, ripenso alle varie “feste della birra” dell’estate scorsa.

Rabbrividisco.

Non so se l’avete notato anche voi, ma mai come nella passata stagione tutte le feste sembravano organizzate con la magica formula del “CRTL+C” / “CTRL+V” oppure “MELA+C” / “MELA+V” (per gli utenti della “mela”).
Ormai ogni paese ha la sua “Festa della Birra” organizzata da squadre di giovani volontari che intendono accrescere l’immagine della propria cittadina oppure soltanto la propria dinnanzi ai concittadini (dilemma shakespeariano…).
Non intendo fare un processo alle intenzioni perché comunque va riconosciuta la grossa fatica che questi ragazzi sopportano per mesi interi per far si che ogni cosa sia al proprio posto nei pochi giorni di festa.

Ad ogni modo, vuoi per la crisi economica mondiale, vuoi per il sovraffollamento del mercato, vuoi per conoscenza modesta degli organizzatori o per far fronte alla media culturale di un pubblico sempre più lobotomizzato dagli amici di Amici di Maria De Filippi, quasi il 90% della feste della birra ha proposto:
Tributo a Ligabue
Tributo a Vasco Rossi
Tributo agli AC/DC.

Ora, io mi domando, ma con tutti gli artisti e relativi tributi che esistono al mondo (nelle nostre province) sempre questi tre dobbiamo subirci!?!?!

Come può la gente divertirsi ancora ascoltando sempre le stesse canzoni, ogni sera?
Cosa è? Guantanamo!?

Già i Liga, Vasco e AC/DC originali hanno perso la loro verve creativa da almeno 15 anni diventando caricature di loro stessi, le tribute band a loro dedicate non fanno altro che ingigantire quel senso di tristezza che ti prende quando ascolti per la trecentesima volta “Certe notti” o “Albachiara”.

Prendete Vasco per esempio, ha scritto alcuni dei testi più belli della musica italiana (vedi Sally) ma oramai non è più in grado di spingersi oltre gli “EEEEEEEEEEEEEEEHHH” “AAAAAAAAAAAAAAAH” “LAAAAAAAAALALA LALAAAAA”.

È triste o no?

E la cosa peggiore è che il suo alter ego della tribute band non solo lo scimmiotta male, ma ne imita anche le movenze goffe, risultando meno credibile dei pirati meccanici dell’attrazione dei corsari a Gardaland.

Non sono mai stato in grado di restare ad una festa della birra oltre la seconda canzone.
Il tempo di finire la birra e via! Gambe in spalla!

Ho cercato quindi rifugio nelle feste della prestigiuosa scena indie BG/BS.

Vuoi per la crisi economica mondiale, vuoi per il sovraffollamento del mercato, vuoi per conoscenza modesta degli organizzatori o per far fronte alla media culturale di un pubblico sempre più lobotomizzato dagli amici di amici di Manuel Agnelli, la maggior parte delle feste ha proposto in cartellone The Record’s e Annie Hall.

Nulla contro i suddetti gruppi, sono bravi, suonano bene, sanno tenere il palco, la loro musica è “forse” quel pelo derivativa, ma comunque ci stanno.

Non posso far loro una colpa per accettare di suonare in ogni dove, piuttosto mi rivolgo ai presunti direttori artistici di queste feste che sembrano conoscere solo i soliti 4-5 gruppi di amici e che non hanno la minima voglia di “sbattersi” per fare qualcosa in più a fronte di spendere sempre troppe parole per descrivere la propria attitudine al nulla.

A conti fatti, le feste estive 2010 sono state un tripudio di un penoso e feroce copiaincolla.

Credo che dopo tutto questo, sia lecito pensare che The Record’s e Annie Hall abbiano tutte le carte in regola per essere considerati i Bandaliga e i Blascover dell’indie BS.

Giustamente, voi mi farete notare che manca il tributo agli AC/DC.

Corretto, ma non c’è problema!

Signore e Signori, diamo un caloroso benvenuto a… Le Case del Futuro!

martedì 12 ottobre 2010

Brescia, la nuova Seattle


Sempre più spesso sento da più parti accostare la scena musicale bresciana a quella leggendaria di Seattle che diede i natali a band come Nirvana, Pearl Jam, Alice in Chains e Soundgarden su tutte.
Tutte band che, per evidenti meriti musicali o vicissitudini personali dei vari membri, hanno lasciato un segno indelebile nella storia della musica contemporanea.

In particolare, i Nirvana hanno avuto un ruolo di fondamentale importanza perché hanno creato una rivoluzione, un’implosione del sistema musicale racchiusa nelle prime otto battute di Smells Like Teen Spirit.

Brescia come Seattle?

Non credo proprio!

Nel marasma di gruppi che popolano la ricchissima scena indie BS, non c’è nemmeno una band che a mio avviso abbia il potenziale per varcare i confini del dilettantismo di provincia.
Figuriamoci imporsi su una scena nazionale, difficilissimo.
Cambiare la storia del rock (italiano), pura fantascienza.
E lo dico con amarezza.

Non sono un fanatico dell’antagonismo a tutti i costi, sono un semplice appassionato di musica che non trova stimoli nell’ascoltare le composizioni dei Nirvana nostrani.

Mi sembra che negli anni la proposta musicale si sia appiattita sempre più, omologandosi a cliché talmente banali e prevedibili che rendono il tutto un teatrino grottesco e scontato.

Ricordo che qualche anno fa c’erano molte meno band ma si ascoltavano suoni molto più eterogenei e originali, il pubblico seguiva attentamente ogni canzone presentata spesso apprezzando, a volte criticando. Ma va bene così, sono le regole del gioco.

La scena BS del 2010 ha poche band di rilievo, un esercito sterminato di artisti che definirei con generosità “poco incisivi” e un pubblico essenzialmente costituito da quelli che gli anglofoni definiscono “posers”.
Per chi non sa cosa è un poser, cito testualmente da Wikipedia (metodo brutto ma comodo): “L'atteggiamento del poser si caratterizzerebbe quindi come gli aspetti più caratteristici del gruppo a cui desidera aderire, ad esempio il disprezzo per le altre sottoculture, l'abbigliamento particolarmente appariscente, l'ascolto esclusivo di musica a cui la sottocultura è legata, l'ostentazione delle proprie conoscenze sulla sottocultura, l'adozione di idee politiche e sistemi di valori dominanti all'interno del gruppo.”



La scena BS ieri e oggi

  
Così come il grunge ebbe il suo “dress code” anche la Seattle de noartri impone ai propri membri eletti un codice comportamentale-musicale riassumibile in pochi punti, validi per la maggior parte delle band:
  1. Tecnologia? Sei la nemica mia!
    • Strumenti rigorosamente analogici, meglio se vintage, meglio se rotti così non si sentono gli errori
    • il vecchio è fico, è una valida alternativa ad una canzone di buon gusto.
  2. L’inglese
    • Meglio scrivere testi in inglese, così si può non dire nulla ma con stile.
    • Pronuncia dell’inglese al limite della blasfemia, sempre meglio della dizione italiana che non è da meno (quante volte ho ascoltato canzoni in cui la C “cì” viene pronunciata “zì”)
  3. Look? “Nu jeans e na maglietta”
    • È di fondamentale importanza sottolineare con la propria fisicità un malessere vero o presunto. Ecco perché gli indie BS sono sostanzialmente magrissimi e all’occasione si fanno crescere la barba per intere settimane.
    • I più audaci, indossano anche dei vistosissimi occhiali in cellulosa scura che aumentano la sensazione di sofferenza che circonda la band e ne impregna le note.
    • Per tutti, jeans e t-shirt con design esclusivo oppure un abbigliamento di chiara ispirazione romantica o volutamente retrò.
  4. l’EP
    • ogni band DEVE autoprodursi un EP con il meglio della proprie opere, ma, attenzione, chi lo chiama ancora demo viene punito con l’esclusione dalla prestigiuosa scena indie BS.
    • Massima attenzione al packaging, minima al contenuto.

Quindi, facendo un rapido confronto conclusivo Seattle/ Brescia possiamo stabilire che Brescia e Seattle hanno in comune:
  • Strumenti analogici
  • Inglese
  • Look
  • EP

 Cosa manca!?

LE CANZONI!!!

Sembra impossibile, eppure, di decine di gruppi che ho visto in azione, non ricordo neppure una canzone che abbia un ritornello orecchiabile.
Sembra che ci sia un concorso a chi si complica di più la vita per trovare soluzioni macchinose per fuggire a quell’aurea di “già sentito” per evitare paragoni scomodi.

Troppo spesso, l’indie bresciano si perde nella celebrazione di se stesso, nella citazione esasperata di schemi già troppo usati e abusati, nella magniloquenza del niente.
E' una scena sicuramente in fermento, la cui effervescenza è catalizzata più dai vari "io ho detto, io ho fatto, io ho suonato" che da melodie memorabili.
Il personaggio, prima della sostanza.

Anche con tutta la buona volontà di questo mondo, non è possibile considerare l’indie BS una specie protetta racchiusa tra via del serpente e via flli. Bandiera.

C’è un mondo là fuori con il quale fare i conti.

Quindi, cari amici indie, uscite dal guscio e cominciate a scrivere Canzoni.

E per l’amor del cielo, tagliatevi quelle cazzo di barbe!

venerdì 8 ottobre 2010

Cheaper thrills

Dopo qualche giorno di super impegni, mi sono preso un attimo di tempo per riflettere su un invito ad un evento che ho ricevuto qualche giorno fa.

Navigo spesso su Facebook e mi piace molto ricevere gli inviti agli eventi che organizzano i miei “Amici” o “Amici di Amici”.
Purtroppo, non sempre riesco a prendere parte a tutte le proposte perché sono davvero tante (anche se devo dire, sempre meno variegate).
Quando inventeranno la macchina per l’ubiquità, prometto che non me ne perderò nemmeno una!

Nei giorni scorsi ho ricevuto un invito ad un evento organizzato da un noto locale di BG (uno dei pochi, se non l’unico) che propone musica dal vivo in città.

Mi piace questo posto, ha un’atmosfera così “internazionale” e spesso le band proposte hanno un sound interessante.
Per questo motivo, mi è capitato molte volte di trascorrere lì le mie serate, ascoltando sia gruppi di amici che artisti sconosciuti ma non per questo meno meritevoli di attenzione.

Per la stagione 2010/2011, i gestori di questo luogo vagamente “circense” (ogni riferimento è puramente e fortemente voluto) hanno deciso di fare le cose in grande proponendo anche concerti di artisti molto affermati.

Stavolta è il turno dei celebri Big Brother & The Holding Company.
La band, formatasi nei primi anni 60 a San Francisco, divenne famosissima perchè accompagnò al successo Janis Joplin.
Dopo un album fondamentale come Cheap Thrills (1968) che fu manifesto per un’intera generazione, la Joplin abbandonò il gruppo in favore di una carriera da solista che l’avrebbe consegnata dopo poco tempo alla leggenda.

I Big Brother & The Holding Company, continuarono così a suonare il loro rock blues psichedelico ma senza riuscire ad eguagliare nuovamente i picchi raggiunti con la voce dell’istrionica cantante texana.

Tra qualche giorno si esibiranno a BG.

In tutta onestà, non sono molto d’accordo su questo genere di concerti amarcord.
Non mi piace l’effetto nostalgia che si portano dietro e che considero inutile.

La musica va oltre, è andata oltre.

Ma la cosa che personalmente mi da più fastidio è l’atteggiamento di questo locale.

E adesso mi spiego meglio…
Siccome la venue in questione è in realtà un’associazione culturale ci sono delle regole ben precise per accedere agli eventi proposti.

Ad inizio stagione, è stata pubblicata una nota informativa sul tesseramento per la stagione 2010/2011 che riporto fedelmente:

A differenza dello scorso anno il consiglio direttivo dell'Associazione ***** ****** ha deciso di vincolare il tesseramento all'associazione e quindi la partecipazione alle attività culturali dell'associazione, al versamento di una quota associativa di 5 eu. Questa scelta è stata dettata dall'esigenza di rendere economicamente accessibili i grandi concerti di questo anno a tutta la cittadinanza. Gli alti costi di organizzazione di eventi come ad esempio il concerto di Sananda Maitreya costringerebbe a richiedere un contributo istituzionale troppo gravoso. Il versamento delle 5 euro all'atto della richiesta associativa andrà a costituire un fondo cassa a cui si attingerà per ammortizzare i costi di questi concerti per abbassare così in modo consistente il contributo istituzionale richiesto per partecipare a questi concerti.Il concetto è molto semplice e molto democratico: se tutti pagano poco, tutti pagano meno.”

Se tutti pagano poco, tutti pagano meno.
Già.

Ma mica l’ha detto il dottore di far suonare Sananda Maitreya!

Vado subito a vedere il “contributo istituzionale” richiesto per il concerto dei Big Brother & the Holding Company e rimango sorpreso (basito è forse l’espressione più giusta):

Non tesserati: 30 euro
Tesserati: 25 euro
Tesserati Soci Onorari: gratis

Non voglio polemizzare sul fatto che a conti fatti, tesserati e non tesserati pagheranno la stessa cifra (infatti 25 € di contributo istituzionale richiesto + 5 € di tesseramento = 30 €) ma mi pongo una questione molto più semplice:

chi me lo fa fare di tesserarmi!?!?

Che benefici ha un tesserato rispetto ad un non tesserato?
Forse il tesserato può essere ammesso nel locale mentre il non tesserato no.

Per sicurezza consulto il sito di questa associazione e scopro che nella sezione “TESSERAMENTO” è riportato abbastanza chiaramente che:
L’accesso ai locali dell’Associazione Culturale ***** ****** è consentito solo ai tesserati A.N.S.E.L.
La tessera ha validità annuale con scadenza ad agosto.
Il contributo istituzionale richiesto per il tesseramento è di 5 eu. annue.
La richiesta di adesione all’Associazione ***** ****** è da presentare presso il locale dal martedì alla domenica dalle 20.30 alle 2.00.”

Quindi?
I Non Tesserati non sono ammessi, ecco il benefit per chi si tessera!!!

Allora io comincio a farmi delle domande del tipo:
  • perchè l'associazione vende l'evento anche per i non tesserati se poi per statuto dell'organizzazione stessa non possono entrare?
  • Dici che l'associazione si difenderà sostenendo che tutti i non tesserati che pagano 30 € per il concerto in realtà sono da considerare tesserati a tutti gli effetti poiché hanno corrisposto la stessa somma dei tesserati, peraltro negli orari indicati sul sito nei quali potersi tesserare?
  • Considerando che quando vado in questo locale i drink costano esattamente la stessa cifra che mi viene richiesta in locali “normali”, cosa devo pensare? Devo pensare che questa associazione culturale promuova solo eventi con gioiosa spensieratezza ed entusiasmo oppure devo arrendermi di fronte al fatto che qualcuno cerca profitti? (in questo caso sarebbe utile sostituire la definizione “associazione culturale” con una più opportuna “s.n.c.” o “S.r.l.”)
  • Con tutte le band indipendenti che abbiamo in zona, è davvero necessario voler trasformare il locale in una specie di Blue Note ma più brutto?
  • E soprattutto, considerando le esperienze descrittemi da tanti amici che hanno suonato lì, mi pongo LA domanda che non mi fa dormire la notte: nel caso in cui un componente dei Big Brother & The Holding Company, nonostante il sold out e 2 ore di concerto, volesse malauguratamente bersi una seconda birra oltre a quella prevista dal contratto, il locale gliela scala a fine serata dal cachet?

C'è qualcosa che proprio non mi torna, ma di sicuro, non riuscirò mai a sapere la verità.

Nonostante tutto, il 01/11/10 sul palco di questo locale suoneranno i leggendari Big Brother & The Holding Company, e come recita l'evento su Facebook:  
”Per la prima volta a Bergamo la band originale di Janis Joplin, i Big Brother & The Holding Company! Un giorno storico non solo per il ***** ******, che ospiterà l’evento, ma per l’intera città.”

Capito?
L'intera città.

Tesserati e non.

La band originale di Janis Joplin.

Sì, la cantante, quella famosa.

Sì, quella cantante che è morta quarant’anni fa, il 04/10/1970.


martedì 28 settembre 2010

Sono solo canzonette - prologo



Amo la musica.
L'ho sempre amata.

I miei ricordi cominciano con la musica, le prime immagini che si stagliano nitide nella mia memoria sono quelle di un giradischi Penny arancio con il quale suonavo i 45 giri di mamma e papà per ore.
Per giorni.

Ascoltavo tutto, o meglio, tutto quello che la discoteca casalinga poteva offrirmi.

Devo ammettere che a volte era musica davvero orribile.

Per onestà, devo anche ammettere che spesso quelle canzoni sgangherate sono meglio rispetto a quelle che le mie povere orecchie sono costrette a sentire oggi.

Come siamo diventati poveri.

Come non siamo più curiosi.

La zona in cui vivo non concede spazio alle differenze in genere, men che meno offre aperture alle diversità musicali.
Negli anni, mi è capitato spesso di frequentare alcuni locali tra Bergamo e Brescia dove tanti coraggiosi artisti, gruppi, poeti e megalomani si sono alternati per proporre la loro musica fiera ed indipendente.
Ho conosciuto tanti gruppi, tante persone del “circuito” (che non c'è).

Mi è capitato di rimanere piacevolmente sorpreso.

Ora non più.

Dopo tanto tempo e tanta frequentazione, mi sono sorte delle domande e anche alcune considerazioni sulla scena musicale di questo fazzoletto di terra racchiuso tra una B(G) ed una (B)S.

Te le offro volentieri, se vorrai perdere qualche minuto ogni tanto per leggerle.

La carrozza sta per partire, confido nella tua curiosità, nella tua pazienza e in tanta sacrosanta ironia.

Perchè, dopotutto, sono solo canzonette.